martedì 28 novembre 2017

LA FRONERI DIVIDE ET IMPERA: FIRMA L'ACCORDO IN SVIZZERA MA BASTONA IN ITALIA

La manifestazione dei lavoratori della Froneri in Germania
L'incontro che si è tenuto ieri al Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma, per provare ad aprire uno spiraglio sulla vicenda dei 120 licenziamenti in tronco decisi dalla Froneri a Parma si è concluso in modo del tutto negativo.

Come riferisce un comunicato della CGIL, l'azienda non si è mossa di un millimetro dalla sua linea oltranzista. Un atteggiamento che impedisce l'attivazione anche degli ammortizzatori sociali, che attenuerebbero l'impatto sui lavoratori interessati della perdita del posto di lavoro. Evidentemente la Froneri non vuole lasciare dubbi sulla irrevocabilità della sua decisione di abbandonare l'Italia. 

Licenziamenti sono stati annunciati dalla multinazionale anche in altri stabilimenti sparsi in Europa, dalla Grecia alla Svizzera, dall'Italia alla Germania. L'atteggiamento tenuto dall'azienda non è però lo stesso in tutti Paesi. Se in qualche caso la Froneri ha cercato di mostrare almeno un po' di attenzione alle conseguenze sociali delle sue decisioni, in altre si è mossa con il massimo disprezzo nei confronti del futuro dei lavoratori.

In Germania, nello stabilimento di Uelzen, la multinazionale ha proposto un pesante piano di sacrifici, ma non la chiusura della fabbrica, per ora. Un taglio importante alla mano d'opera che prevede 130 licenziamenti. L'organizzazione sindacale NGG che riunisce gli alimentaristi tedeschi ha avanzato un'ipotesi di rinuncia ad alcuni bonus di produttività e alle gratifiche natalizie in cambio della garanzia di mantenere attivo lo stabilimento almeno fino al 2021. Di fronte al rifiuto del management, le trattative si sono interrotte.

Il sindacato tedesco ha denunciato le grandi multinazionali dell'alimentazione (Unilever, Nestlé, Coca Cola) che, mentre tagliano posti di lavoro, promettono ai loro azionisti, consistenti aumenti dei loro profitti. Nel caso dell'Unilever l'obbiettivo dichiarato è di portarli al 20% dei ricavi entro il 2020. L'NGG denuncia, giustamente, "l'avidità delle multinazionali", che caricheranno il peso di questi incrementi sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie.

Altra musica invece in Svizzera, dove la Froneri ha già firmato con la controparte sindacale un accordo che prevede una serie di azioni per ridurre l'impatto sociale negativo dei 55 licenziamenti previsti, sui 180 occupati della fabbrica di Goldach.

Il management svizzero ha concordato con la Commissione interna e con il sindacato Unia un piano sociale che comprende finanziamenti per pensionamenti anticipati - tra i 15 e i 20 - e l'istituzione di un ufficio esterno che aiuterà a trovare altri lavori. Inoltre verranno forniti per sei mesi altri supporti per trovare un'abitazione, per la ricerca di un altro lavoro e per la formazione.

L'obbiettivo, spiega il quotidiano svizzero Tagblatt che riporta la notizia, è di trovare una soluzione per ogni dipendente che perderà il lavoro. La Froneri contatterà altre aziende della zona che vogliono assumere, inoltre alcune attività come la sicurezza e la manutenzione verranno internalizzate così alcuni dipendenti potranno essere rioccupati nella stessa fabbrica.

Arno Russi, il sindacalista che ha condotto le trattative, ha esternato la propria soddisfazione: "il peggio è stato evitato". Quel peggio che ha colpito il "nord Italia" con l'annunciata chiusura dello stabilimento, precisa il Tagblatt. Come ben sappiamo, in tedesco si scrive nord Italia, in italiano si legge Parma.

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