martedì 13 novembre 2018

I FALSI DI "REPUBBLICA": IL GIORNALE DI CALABRESI SI INVENTA UNA MANIFESTAZIONE SENZA BANDIERE DI PARTITO

Domenica il lettore di Repubblica non ha avuto notizia della manifestazione antirazzista di sabato a Roma. C'era un buon servizio solo nella cronaca di Roma (questo testimonia che i giornali sono pieni di brav* giornalist* che non meritano insulti). 

Tutta l'attenzione e lo spazio come su Stampa e Corriere era rivolto alla manifestazione "sitav" del fronte neoliberista che va dal Pd fino alla Lega passando per Forza Italia e Fratelli d'Italia con Cisl, Uil e Confindustria. 

La manifestazione di Roma essendo promossa da forze sociali e politiche autonome e/o alternative al Pd non meritava attenzione alcuna. Oggi mettono una pezza con una bella intervista (segno ulteriore che giornalist* valid* non mancano) in cui una brava compagna di movimento racconta come è nata la manifestazione. 

Poi viene evidenziata una frase tra virgolette che in realtà non c'è nell'intervista in cui si fa dire che "c'erano 500 sigle senza bandiere di partito". Una pura invenzione visto che basta scorrere le adesioni per accorgersi che i partiti c'erano e bastava essere passati alla manifestazione per vedere tante bandiere rosse. 

Noi di Rifondazione Comunista eravamo i più numerosi tra i partiti presenti anche perché fin dall'inizio nel percorso che ha promosso la manifestazione. E non eravamo gli unici presenti. 

Ma si sa che per Repubblica l'unica sinistra che ha diritto di esistere deve essere il "centrosinistra" liberista, insomma il Pd e i suoi satelliti magari rissosi ma che non escano da quell'orbita. Al di fuori non c'è nulla. Al massimo - quando non riescono a metterci il cappello sopra - c'è una generica società civile e movimenti da decaffeinare. Quindi bisogna letteralmente cancellare gli altri soggetti politici. 

E la sinistra reale che continua a animare i movimenti sociali comunque non deve esistere sul piano politico autonomamente. Tutta la mia solidarietà a lettrici e lettori di Repubblica. E anche a giornalist* che cercano di fare il proprio mestiere in un gruppo editoriale che ha una linea politica piuttosto schierata e che sovente risulta faziosa e ridicola. Essendo noi morti da tempo per i lettori di Repubblica l'articolo era accanto ai necrologi.

Maurizio Acerbo

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