lunedì 4 dicembre 2017

L'AEROPORTO DI PARMA: UN POZZO SENZA FONDO

Il Consiglio di Amministrazione della Società di Gestione dell'Aeroporto di Parma è chiamato nuovamente a risolvere il problema del futuro dello scalo aereo parmense, alla luce delle ingenti perdite che continuano ad oberarlo. Il 2016 si è chiuso con un passivo di 3 milioni e 500 mila euro. Il 2015 si era chiuso, altrettanto negativamente, con un segno meno di 3 milioni 100 mila euro.


Finora, tutti i tentativi di trovare un ruolo che consentisse almeno di pareggiare i conti sono finiti in un nulla di fatto. Le speranze di avere uno spazio nel settore dei voli low cost e del trasporto turistico si sono miseramente infrante contro una realtà che non hai mai corrisposto alle ottimistiche aspettative.

Nel corso degli anni gli Enti pubblici parmensi sono stati chiamati continuamente a ripianare con soldi freschi i deficit accumulati. Ora però questo è impedito dalla legge che vieta alle Amministrazione pubbliche di finanziare società che risultino in rosso per almeno tre anni consecutivi.

Dal Consiglio di Amministrazione dell'Aeroporto arriva un nuovo appello che sembra ultimativo. O si buttano altri capitali o l'aeroporto chiude. Ma finora nessuno si è fatto avanti, anche se tutti a parole dichiarano che si tratta di una struttura "strategica" per lo sviluppo di Parma, anche se i fatti, in tutti questi anni, sembrano dimostrare il contrario.

La Provincia ha deciso di mantenere la propria quota nella Società in considerazione di quella che considera l'importanza dell'Aeroporto per Parma. Più azzardata la manovra del Comune, guidato da Pizzarotti, che ha venduto parte delle proprie quote nelle Fiere di Parma (che sono in attivo), destinando il ricavato al rilancio dello scalo. In sostanza una manovra che aggira il vincolo di legge ma continua a buttare soldi pubblici in quello che sembra sempre più un pozzo senza fondo.

La Regione da parte sua, mentre è impegnata a chiudere il punto nascita di Borgotaro per risparmiare qualche briciola, è disposta a impegnare 12 milioni di euro per allungare la pista d'atterraggio, condizione necessaria questa per aprire l'aeroporto situato a Baganzola ai voli per il trasporto commerciale.

Chi si è espresso chiaramente contro lo spreco di altri soldi pubblici è Rifondazione Comunista, che getta l'allarme anche sul pesante impatto che la trasformazione della destinazione dell'aeroporto avrebbe per tutta la zona.
Si tratterebbe, secondo il PRC, "di un' intollerabile nuova colata di asfalto e cemento sulla campagna, su un territorio che a breve distanza ha già subito la ferita della Tirreno-Brennero, monumento all’imbecillità, la cui inutilità è pari soltanto al pesante danno ambientale. 
Si aggiunga poi che, sempre a ridosso di Baganzola, è prevista la costruzione di un gigantesco centro commerciale, tra i più grandi della regione: 500.000 metri quadri tra il centro commerciale e l’ampliamento/riconversione dell’ aeroporto con le conseguenti strutture di stoccaggio delle merci. Il traffico di automobili e camion sarebbe massacrante. 
Inoltre la pista dell’aeroporto si avvicinerebbe ulteriormente al centro abitato di Baganzola, mentre già ora si guarda con preoccupazione agli aerei che in fase di atterraggio sorvolano le case a distanza di poche decine di metri. E la fascia oraria dei decolli e degli atterraggi si estenderebbe alle ore notturne."
Ora si tratta di vedere che cosa ne pensano gli abitanti della zona. Oltre agli aerei, anche le decisioni politiche che li riguardano rischiano di passare sopra le loro teste.



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