martedì 5 febbraio 2019

PRC: INACCETTABILI E VERGOGNOSE LE ACCUSE DEI LEGHISTI. PaP: LA MANIPOLAZIONE INTERESSATA DI LEGA E NEOFASCISTI

Esprimiamo la nostra solidarietà all’Anpi di Parma, all’Anpi nazionale e al Comitato antifascista e antimperialista per la memoria storica di Parma, vittime di una vera e propria aggressione mediatica, scatenata, ancora una volta dall’orrido ministro degli interni Salvini. Al centro dell’attenzione e delle accuse della Lega il convegno in programma Domenica 10 Febbraio a Parma.


Le accuse di negazionismo e revisionismo rivolte dalla Lega all’Anpi, accompagnata dalla minaccia di taglio ai contributi, oltre ad essere inaccettabili e vergognose sono paradossali. Incredibile che una forza come la Lega, che va a braccetto con formazioni politiche dichiaratamente fasciste, possa accusare l’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, di revisionismo storico.

Siamo al ribaltamento della realtà. L’unica vera operazione di revisionismo, in corso ormai da anni, è l’istituzione del “giorno del ricordo”. Questa sì è un’operazione revisionista, sponsorizzata dalle forze di estrema destra in Italia.

Con il giorno del ricordo si è istituzionalizzata per legge una lettura parziale e ideologicamente orientata della storia. Non si può parlare del dramma delle foibe senza inserirlo nel contesto storico.

Noi ricordiamo tutto e rivendichiamo la nostra convinta partecipazione al Convegno che il Comitato antifascista e antimperialista per la memoria storica di Parma organizza, ogni anno, da quattordici anni, il 10 Febbraio al Cinema Astra e cogliamo l’occasione per invitare l’intera città a partecipare anche il 10 Febbraio di quest’anno. Un’occasione preziosa per chi voglia provare a comprendere la storia e i drammi del ‘900 e respingere ogni tentativo di legittimazione del fascismo e della sua propaganda, ricordandone i crimini spesso taciuti.

Noi ricordiamo tutto: l’occupazione fascista dei territori istriani ed ex-jugoslavi, la ventennale dittatura, le politiche coloniali con cui si costrinsero le popolazioni a processi di italianizzazione forzata, l’odio razziale, le esecuzioni sommarie, gli incendi di interi villaggi, le operazioni squadriste, i campi di concentramento fascisti.

Mentre ogni anno si parla solo di foibe, in pochi in Italia, hanno mai sentito parlare, ad esempio, del campo di concentramento di Rab, oggi località turistica, ma 70 anni fa lager fascista nel quale persero la vita migliaia di civili jugoslavi, bambini compresi.

Il convegno del 10 Febbraio, da anni, ha avuto il merito di non cedere ad una ricostruzione parziale ma di contribuire a far conoscere ad un vasto pubblico in città le atrocità commesse dai fascisti italiani in Ex-Jugoslavia e rispetto alle quali non esiste, oggi, nessun giorno del ricordo.

Guerra, violenza e morte seminate dal fascismo in tutta Europa non possono essere rimosse con un colpo di spugna, con i libri di Pansa o con i giorni del ricordo parziale.

A supporto di queste considerazioni, invitiamo all’approfondimento della complessa vicenda istriana e jugoslava e alla visione, tra i tanti materiali disponibili anche online, del documentario “Fascist Legacy” realizzato qualche anno fa dalla BBC, un utile contributo per non cadere nelle semplificazioni e nelle forzature revisioniste che l’estrema destra porta avanti da anni.

Partito della Rifondazione Comunista Parma

Se non fosse che ormai ci stiamo drammaticamente abituando, verrebbe quasi da sorridere di fronte al tentativo delle forze di destra (con la Lega in prima fila, alla ricerca di voti anticomunisti) di continuare a manipolare la storia del confine orientale italiano. Manipolarla non tanto per raccontare la sofferenza della popolazione civile che in quelle terre visse guerra e dopoguerra, quanto per interessi esclusivamente propagandistici.

I morti nelle foibe o le sofferenze di coloro che condivisero l’esodo istriano non sono scaturiti dal nulla: anche uno studente delle medie sa che nella storia tutto trova un senso nel rapporto tra causa ed effetto. Ma la politica dalla facile chiacchiera sembra voler piuttosto convincerci tutti che, a scontrarsi in quel periodo, non siano stati altro che la “luminosa civiltà italica” e la “sanguinaria barbarie slava”.
Eppure non si possono comprendere foibe ed esodo dall’Istria estrapolandoli dal contesto nel quale presero corpo, ben prima della dissoluzione del fascismo nel settembre 1943 o della fine della guerra nella primavera 1945. Tutto trova un senso se pensiamo alla politica del Regno d’Italia, avversa al nascente stato di serbi-croati e sloveni al termine della prima guerra mondiale nel 1918, poiché si immaginava la vicina Jugoslavia una possibile area da sottomettere alla propria influenza e al limite da disgregare a proprio tornaconto. 

Una politica che si concretizzò effettivamente con la dittatura mussoliniana, vale a dire con la nazionalizzazione forzata delle popolazioni istriane e, successivamente, con l’occupazione militare della Jugoslavia nel 1941. Un’aggressione che accordò mano libera alle più atroci violenze tanto contro la legittima resistenza jugoslava (alla quale, peraltro, si associarono anche molti soldati italiani dall’autunno del 1943), quanto verso la popolazione civile, con fucilazioni di massa, deportazioni, torture e campi di concentramento.

E allora, in questa ennesima polemica del “giorno del ricordo”, nauseati dal conto delle cifre gonfiate a dismisura per fare colpo sull’opinione pubblica e per ragioni che nulla hanno a che vedere con la comprensione del passato, non possiamo che ribadire una necessità: quella di considerare il problema delle foibe nel quadro della risposta ai crimini del fascismo prima e dopo il 1941. Un’altra scomoda eredità che la dittatura di Mussolini ci ha lasciato, un altro danno morale
di cui chiedere conto a chi, di quel regime, sente nostalgia.

Potere al Popolo Parma

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