mercoledì 28 novembre 2018

ERA IL NOVEMBRE DEL ’68 A PARMA: GLI STUDENTI SCOPRONO CHE IL MONDO PUO' CAMBIARE IN MEGLIO E CHE DIPENDE ANCHE DA LORO


Cinquant’anni fa, le mattine dei giorni 20, 21, 22 novembre ’68, a Parma, i grandi, imponenti, cortei di migliaia e migliaia di studenti medi per le vie della città, le manifestazioni più massicce di quegli anni. Fu l’esplosione in piazza del movimento studentesco che nei mesi precedenti era emerso e cresciuto anche nelle scuole medie superiori di Parma. 



Di qualche settimana prima la prima occupazione studentesca di una scuola della città, il Liceo scientifico "Marconi", occupato nei giorni precisamente di fine ottobre/inizio novembre (allora festivi e dunque senza interruzione dell’attività didattica). Quei tre giorni iniziarono proprio con gli studenti del Liceo Marconi e con quelli dell’Istituto Magistrale, il 20 novembre, poi a manifestare furono anche le altre scuole di Parma, tutte insieme. 

Le motivazioni alla base furono due: la solidarietà e la richiesta di liberazione per il giovane greco antifascista Alexandros Panagulis arrestato e condannato a morte dal regime dei colonnelli al potere in Grecia e la richiesta del diritto d’assemblea degli studenti a scuola la mattina in orario delle lezioni. 

Istanze di due tipi, una legata alla scuola e alla condizione studentesca, l’altra di carattere più generale e di natura più politica, che contraddistinsero tutto il movimento studentesco e giovanile del ’68 e degli anni successivi, fino ai primi anni ’70, e che combinate insieme furono espressione di considerazione del mondo intero e della contestazione globale. 

Per esempio, tante furono, anche a Parma, le iniziative per la pace nel Vietnam e di solidarietà col popolo vietnamita martoriato dalla guerra e dai bombardamenti della potenza statunitense. Ma anche il discorso e gli obiettivi e le rivendicazioni più legati alla scuola ebbero, pur nella loro specificità, un contenuto politico, non puramente settoriale o corporativo. Oltre a una consistente forza di protesta, come in quei giorni fu con la non silenziosa sosta dei cortei in Piazza della Steccata sotto la sede del Provveditorato agli Studi. 

Venivano messi in discussione il carattere selettivo e di classe della scuola, per il diritto allo studio per tutti, i metodi autoritari presenti nella didattica e nell’insegnamento, per un rapporto docente-discente più aperto e partecipato, la chiusura e separatezza della scuola rispetto alla società, per l’ingresso nella scuola di problematiche e argomenti sociali fino ad allora estranei all’istituzione, e, ancora, il nozionismo, programmi scolastici, contenuti culturali, finalità stesse del sapere e dell’istruzione impartita. 

Si era “scoperta” la non neutralità della scienza, ovvero del suo uso, e si pensava a un uso diverso e alternativo delle conoscenze e delle competenze tecniche e professionali finalizzato alla formazione di figure professionali differenti. Così gli studenti del "Rondani", per esempio, discutevano della figura del geometra, qual era e quale avrebbe dovuto essere per essere davvero al pieno servizio della collettività intera, e rivendicavano esperienze e sperimentazioni didattiche dirette al cambiamento del ruolo professionale del tecnico in uscita dal loro istituto. 

Su questo terreno il movimento degli studenti incontrò il movimento sindacale e dei lavoratori allora protagonista di un cambiamento generale nei luoghi di lavoro e della società. Il momento più alto di questo incontro a Parma fu l’assemblea studenti-operai del 7 aprile ’71 che, trovata chiusa l’Aula dei Filosofi dell’Università dov’era previsto si svolgesse, si tenne nella sede della Camera del Lavoro CGIL di via Petrarca. 

Delle tre giornate del novembre ’68, il secondo giorno, il 21 novembre, vi furono tafferugli davanti ai cancelli dell’Istituto Professionale "Giordani", in Stradone Martiri della Libertà, fra forze di polizia schierate a presidiare l’ingresso dell’Istituto e il corteo con gli studenti delle altre scuole della città che verso la fine della mattinata si era portato lì davanti al Giordani. 

Lì al Giordani perché gli studenti e le studentesse (molte le ragazze) del Giordani non avevano avuto concessa dall’autorità scolastica l’assemblea e non avevano preso parte al corteo cittadino impediti all’uscita dall’Istituto per la chiusura di porte e cancelli. Quegli incidenti, per altro, furono gli unici incidenti verificatisi a Parma, nel corso dell’intero ’68 e negli anni successivi non vi fu alcun altro scontro con le forze dell’ordine da parte del movimento degli studenti medi. 

Movimento che a Parma durò ininterrottamente per alcuni anni, nelle scuole e fuori, protagonista del “’68 lungo”, molto attivo, massiccio, pacifico. E che negli obiettivi, nelle rivendicazioni, nella critica all’autoritarismo e al nozionismo e nelle proposte di cambiamenti e sperimentazioni, comunque non ebbe mai la richiesta di semplici agevolazioni e facilitazioni, di riduzione dello studio, di “sconti”, di promozioni assicurate.

Giovanni Caggiati   

Nessun commento:

Posta un commento