domenica 24 febbraio 2019

QUALE FUTURO PER L'AMBIENTE FLUVIALE DELLA PARMA?

di Giuliano Amadei

I progetti di intervento nell’alveo del torrente Parma formulati dal Comune incontrano il dissenso di numerose  associazioni  che   hanno   organizzato  un’assemblea  pubblica  mercoledì   13   febbraio: ADA (Donne Ambientaliste), ENPA, FIAB-Parma (Amici della Bicicletta), Fruttorti, Legambiente, Italia Nostra, Manifattura Urbana, Parma Etica, Sodales, WWF hanno illustrato a un pubblico numeroso i motivi del loro giudizio critico.

Mettono in dubbio la funzionalità della pista ciclabile nel greto del torrente che non sarebbe fruibile per lunghi periodi (nelle ore notturne e da ottobre ad aprile) e prevederebbe rampe di accesso difficilmente praticabili.  Non si giustifica pertanto l’ingente spesa prevista: 700.000 euro oltre a notevoli somme annue per la manutenzione, perlomeno dopo ogni piena. Molto   meglio   sarebbe   “creare   un   asse   di scorrimento   ciclabile   nord-sud   sul Lungoparma, separando i pedoni dai ciclisti la cui promiscuità oggi crea conflitti”.

Affrontando poi la questione da un punto di vista ambientale, si sostiene che “ la Parma è  un torrente e il verde che lo circonda non è un vuoto da riempire, ma un ambiente che svolge importanti funzioni” e  “oggi il Lungoparma è un posto privilegiato di osservazione della fauna in libertà. Negli ultimi anni il greto del torrente è diventato luogo di ospitalità per oltre 100 specie, tra le quali caprioli, fagiani, lepri e numerosi uccelli che in questo luogo vivono e nidificano.

La   presenza   di   una   pista   ciclabile   causerebbe l’allontanamento   della   fauna.   Anche l’aspetto paesaggistico ne risentirebbe”. Pertanto si chiede al Comune di avviare una discussione con la città su questo progetto   che “ricorda azioni di amministrazioni precedenti: mancanza di utilità, puro effetto immagine, spreco di denaro pubblico”; in alternativa, se l’intento dell’Amministrazione Comunale è valorizzare l’ambiente fluviale, si propone “un intervento leggero, che rimuova situazioni di degrado e di incuria” e in particolare si propone di “ripristinare l’area di riequilibrio ecologico che si trovava tra il Ponte Stendhal e il Ponte Dattaro, estendendola sino al Ponte Caprazucca, per arrivare davanti alle scuole facendone una vera e propria oasi naturalistica didattica protetta”. 

Quest’ultima proposta era già stata avanzata nei programmi per le elezioni comunali del 2012 e 2017 da parte di Rifondazione Comunista  sostenendo un progetto formulato dal prof. Parisi che (si legge nel programma elettorale) “con limitati investimenti consentirebbe l’accessibilità e al tempo stesso la rigorosa tutela dell’integrità ambientale”.

Di seguito riportiamo sinteticamente tale proposta:

Si tratta di una splendida area naturalistica che grazie agli alti muraglioni è stata protetta da un eccessiva frequentazione umana e ha nel corso del tempo acquisto una naturalità stupefacente.
Notevole è   la ricca vita animale e vegetale che si sviluppa al suo interno e costituisce un patrimonio di tutta la città, una finestra aperta sul mondo della natura in ambiente cittadino. Un​ caso più unico che raro. E’ suggestivo osservare come la natura si sia appropriata di una parte del territorio imponendo i suoi cicli, i suoi protagonisti. Così come è stupefacente la presenza di specie animali insospettate in area urbana. 
         
Questo tesoro naturalistico nel cuore della città merita un’attenta e scientifica  tutela, soprattutto nella sponda destra e al tempo stesso se ne deve organizzare l’agibilità . A tale scopo non sono necessari interventi esorbitanti o la costituzione di una riserva naturale o di un parco naturalistico, ma è sufficiente un approccio di tipo naturalistico e scientifico all’interno del già esistente Regolamento per il Verde Pubblico del Comune.
     
Si tratterà eventualmente di provvedere ad una sua più attenta declinazione e applicazione al fine di evitare che questa splendida area sia  trattata come un semplice giardino pubblico e che si proceda di nuovo ad un azione di sfalcio pesante e selvaggia.  

Volendo sintetizzare i fondamentali  principi gestionali di tutela della zona possiamo elencare i seguenti punti:

  • Si consente l’accesso alla sponda di sinistra per il passaggio dei mezzi di lavoro autorizzati, la pratica della pesca e le passeggiate.
  • Nella zona di destra, l’area compresa tra il Ponte Dattaro e il Ponte Caprazucca, quella caratterizzata da una estesa area arborata, ricca di fauna selvatica (tra cui il capriolo) l’accesso è consentito solo tramite guida per motivi didattici e di studio.
  • Per quello che riguarda lo sfalcio, esso va limitato alle zone di transito e, cioè i sentieri per le visite guidate e va vietato il taglio della vegetazione arbustiva ripariale e i pochi e mirati tagli limitati alle piante infestanti. Le terrazze del torrente non devono diventare dei prati all’inglese, utili solo all’immagine della città vetrina, ma devono garantire, con la varietà delle loro comunità vegetali un habitat polimorfo che è la condizione per la biodiversità.
  • Tali limitati interventi di sfalcio devono essere fatti a fine estate al di fuori della fase riproduttiva.
  • Utilizzare il meno possibile i mezzi pesanti.
  • E sempre relativamente alla sponda destra gli interventi di pulizia devono essere fatti in dicembre e deve essere vietato l’accesso con i cani. 
  • Deve essere naturalmente creata una cartellonistica per orientare e documentare l’osservazione.
  • Soprattutto il mondo della scuola potrebbe ricavare opportunità e motivi di interesse dalla realizzazione di tale progetto. 

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